martedì 26 aprile 2016

Lettonia-Lituania 2015



All’inizio era lo Schema.
Un riassunto buttato giù su excel che raccoglieva orari, costi, indicazioni logistiche e generici consigli di viaggio. Riguardandolo ora devo ammettere di aver rispettato a grandi linee i punti in elenco, con qualche eccezione più o meno volontaria. Ovviamente, e per fortuna, altrimenti che gusto c’era?

26 Parcheggio Via Luigi Bandini
Aereo 6:55-10:45 (autobus 1,2 fino al bus station) 90 €
Hotel Downtown Market Guesthouse (Pylimo g. 57) 30 €
Castello di Trakai (ore 10-19) Departure platforms: 6,7,8 (suburban buses), 28 and 29. Orari:12:35-13:10(29),12:50-13:35(6),13:10-14:15(7),13:10-13:40(29),13:30-13:55(29). Ritorno:16:57-17:30,17:15-18:00,17:35-18:05,17:45-18:50 5.21 €
Ristorante Forto Dvaras, Pilies str. 16 (Cepelinai, kibinai varske(panzerotti), šaltibarščiai(zuppa fucsia)
Cili Kaimas, Gedimino Pr. 14
27 Bus Ecolines 9:30-13:55 30 €
Centraltirgus(bus 11, Trolleybus 3) - Elizabetes Iela
Mosaic Hotel, Elizabetes Iela 31A 50 €
28 Concerto Kalncienaiela (Trolleybus 5-12-25, Elizabetes Iela-Melnsila iela) ore 19-23
Lido Alus Seta, Tirgonu Street 6 (Rigas Melnais balzams, Birre Aldaris,Medalus)
Lido Vermanitis, Elizabetes Iela 65 (kimenu siers, jani (formaggi), buljons(ravioli di carne),klingeris(biscotti) debessmanna(dolce))
Mercato (Centraltirgus)
29 Bus Ecolines 11:00-15:05
Hotel City Gate, Bazilijony g.3 45 €
Vyno Dienos
Amber museum
30 Aereo 11:10-13:00

26 maggio - Vilnius
Ore 3:30 del mattino: sveglia. No, non quella del cellulare (una cosa è essere previdente, un’altra matto!). Quella biologica piuttosto. Dettata da un mix di sensazioni negative, cha spaziano dal timore che la suddetta sveglia non suoni, alla preoccupazione di viaggiare in solitaria, prima volta nella mia vita, e quindi di non essere all’altezza della situazione. Dalla consapevolezza di abbandonare i bambini (tra l’altro Claudio è pure febbricitante), e di lasciarli orfani in caso di schianto dell’aereo (il disastro della Germanwings è ancora fresco nella mente, e di sicuro essere andato a letto dopo aver visto una puntata di Lost non aiuta). Il tutto, infine, riassumibile con la percezione di essere in procinto di fare una cazzata di cui non si sentiva assolutamente la necessità.
Ma col senno del poi i timori della vigilia vengono meno. Beh, altrimenti non starei qui a riportare i fatti vissuti, non vi pare?
Il viaggio è tranquillo, nonostante all’arrivo il tempo faccia schifo, anche se, contrariamente alle previsioni, almeno non piove. Cinque minuti prima dell’atterraggio, da registrare lo splendido sorvolo sui 6 laghi che circondano la ex capitale della Lituania, Trakai, che ho intenzione di visitare non appena mi sarò sistemato in hotel.
Prendo l’autobus 3, chiedendo all’autista if it goes to the station. Fa sì con la testa.
Sì un cazzo.
Venti minuti dopo, insospettito dai tempi di percorrenza dei 7 km che separano l’aeroporto dalla stazione, mi faccio coraggio e ripeto la domanda ai passeggeri, che sfiga vuole siano tutti ultrasettantenni e quindi privi delle conoscenze basilari della lingua inglese. Tutti, tranne uno. Che scuote la testa come a dire mandostaiannà e mi fa segno di scendere e prendere un autobus in senso opposto.
Qui per fortuna due giovani ed avvenenti ragazze, in un inglese pressoché perfetto (sfido qualunque loro coetaneo italiano a fare di meglio), mi indirizzano verso il giusto autobus che finalmente, dopo una lunga attesa, durante la quale ho comunque modo di visionare i prezzi di benzina e diesel che da noi manco negli anni 80 ce li sognavamo, mi porta a sta benedetta Stotis (stazione centrale, di treni e bus).
La pensione è un po’ sgangherata, la porta d’ingresso si apre solo in concomitanza con un particolare allineamento delle due ante e comunque non prima di aver tirato giù un paio di bestemmie, il bagno puzza come se sotto il pavimento sia stato sepolto un cadavere in putrefazione (opzione che dopo aver fatto la conoscenza del proprietario resta tuttora la più plausibile) ma per 30 euro va più che bene.
Mollo i bagagli e torno alla Stotis, imboccando il bus per Trakai, puntuale come da programma alla pensilina n.29.
Una volta giunto a destinazione percorro due km a piedi attraverso una splendida cittadina fantasma costituita da case di legno colorate, che ricordano quelle adagiate lungo il fiordo di Oslo nella penisola di Bigdoy, in un silenzio surreale, fino ad arrivare al tanto famigerato castello. Scenografico, non c’è che dire, ed è quella la sua vera forza, così come lo è per il più famoso Neuschweinstein tedesco. Perché gli interni sono da dimenticare. Mi sforzo di dare un senso ai 5 euro spesi per l’ingresso, ma poi desisto e vado alla ricerca della foto perfetta da tramandare ai posteri.
Raggiungo una postazione invidiabile che neppure i giapponesi, sopraggiunti a frotte, nonostante la loro millenaria esperienza, hanno saputo individuare, ed aspetto con pazienza. Cosa? Ma il sole, naturalmente. Mezz’ora circa, ventisette foto, 3 selfie. Considerando che sono praticamente tutte uguali, non è facile ipotizzare che alla fine della scrematura ne resterà una sola. O poche di più.
Beh, cosa c’è di meglio, ora, che inaugurare il viaggio in Lituania con un bel Magnum alle mandorle tipico del posto?

Castello di Trakai

Ritorno. Una persona normale si prenderebbe una pausa. Non io. Passo in albergo, il tempo di collegarmi al wifi (che da queste parti, vivaddio, è reperibile anche sulla tazza del cesso) chiedere a Barbara se i bambini sono rientrati sani e salvi, (ricevendo come risposta un enigmatico è ancora presto, che troverà una spiegazione solo dopo un quarto d’ora, al ricordo del differente fuso orario), e poi via, mi fiondo fuori, alla scoperta di Vilnius!
Rinvigorito dall’arrivo del sole, faccio il mio ingresso trionfale attraverso la porta dell’Aurora, omettendo da buon eretico di fare il segno della croce come gli altri, e poi percorro la via che secondo la mappa dovrebbe condurre alla cattedrale. Dopo neanche mezzo chilometro stabilisco che il rapporto chiese per numero di abitanti debba aggirarsi intorno all’1 a 4, sebbene neanche tutte insieme basterebbero a farne una degna di questo nome. Tutt’attorno una distesa infinita di negozi di ambra (1 ogni 2 abitanti). Alla fine, come da programma, sfocio nella scenografica piazza del duomo e lì mi prendo una pausa.

Chiesa di Sant'Anna e Monastero di San Berdardino
Piazza del Duomo

Perché comincio ad essere stanco, ma stanco davvero. Ma è proprio allora che, alzando gli occhi alle spalle della cattedrale, decido di morire a Vilnius. Perché c’è la fortezza di Gediminas là dietro, in cima ad una collina irta e piena di ostacoli, le mattonelle del sentiero comode come solo quelle dell’Appia antica sanno essere. Arrivo in cima sbavando e sofferente per una storta inevitabile al piede destro che condizionerà il resto del viaggio. E adesso? E che non li paghi i 2 euro per salire sulla torre? Detto fatto. Centosessanta scalini e finalmente esco all’aperto, a godere del bel panorama della città.

Fortezza di Gedimias

Ora può bastare Ale, vero? Ma i miei sensi di ragno sono in allerta. Mi giro, e proprio dietro di me, ad un’altezza ancora superiore, si ergono le tre croci di Vilnius, simbolo di nonmiricordopiùcosa, ma tanto basta a risvegliare in me il desiderio di ridiscendere a valle, attraversare il fiume, e quindi risalire i 100 metri per “…fare l’ennesimo selfie sfigato con le tre croci dietro? No, basta, questo te lo scordi!” “e se poi non torno più, magari non mi si presenterà un’altra possibilità!” Inutile supplicare, la ragione stavolta ha la meglio e mi costringe a canalizzare le mie energie residue, ridotte al lumicino, alla ricerca del ristorante Forte Dvaros, lungo la via principale.
Zeppelin tradizionali, gnocconi di mezzo chilo ciascuno, ripieni di carne e serviti con la panna acida + salame al cioccolato + mezzo litro di birra: 8 euro e qualche barra di energia in più nel corpo. Sufficienti comunque a coprire la distanza che mi separa dall’albergo, dove ho appena il tempo di spogliarmi, e poi svenire, mentre la luce del sole va svanendo, ore 22 della sera,,,

Zeppelin


27 maggio - Riga
Alle 4 del mattino è già giorno. Il tempo è brutto, piove con insistenza. Poco male, tanto devo affrontare il lungo viaggio per Riga. Dopo una rapida colazione al Mc Donald della stazione, raggiungo il punto di partenza del bus Ecolines.
Ficata pazzesca, dotato di tutti i confort: dal distributore di bevande calde (gratuito) alla toilette, per finire con l’innovativo tablet incorporato nel seggiolino di fronte, che include una serie di giochi contro il computer, consente il collegamento ad internet, e permette di ascoltare ore e ore di musica internazionale (tra cui Gelato al cioccolato di Pupo…) e soprattutto di vedere film. Se penso che tutto queste comodità lungo un tratto di strada che copre 700 km lo pago 30 euro A/R e lo rapporto coi 25 che la scuola ha chiesto a bambino per andare in gita a Fregene, beh…mi viene da pensare che da qualche parte ci sia qualcosa che non torna. Quanto ai film, sono in lingua originale e quindi poco comprensibili. Ma d’altra parte non mi risulta che Robocop abbia mai vinto l’oscar per i contenuti.



Il tempo di leggere qualche notizia sulla rocambolesca storia di Lettonia e Lituania dalle origini ai giorni nostri per scoprire che a confronto Beautiful ha una trama poco articolata, e sono arrivato.
Lo schema indica che il 3 è il mezzo che mi serve per giungere a destinazione. Solo, osservando il  cartello corrispondente, la meta che avevo segnato non solo non è presente, ma gli orari sono talmente radi che, anche se lo fosse stato, sarei giunto a destinazione in serata!
Mi guardo attorno in cerca di aiuto. Vecchio, vecchia, vecchio, vecchia, vecchio…Ragazza! Salvami tu, ti prego. E lei obbedisce.
Avverto qualcosa di intimo quando i suoi capelli biondi si posano sulla piantina. E’ carina e apparentemente disponibile al dialogo, non ricorre alla facile ironia quando mi fa notare che il 3 che vado cercando non può viaggiare sulle rotaie come i tram di quella fermata ma, in quanto trolley bus, necessita di una rete elettrica sovrastante, presente a qualche centinaio di metri più avanti.
Figura di merda archiviata, non tento alcun approccio. Non foss’altro perché il libro che ha tra le mani è lo stesso su cui avevo studiato io tanto tempo prima, per preparare l’esame della patente…
Ad ogni modo, come un bizzaro deja-vu, finisco anche stavolta per andare lungo. E, per una tragica coincidenza, anche stavolta incrocio solo ottuagenari sull’autobus. Come uscirne fuori? Beh, avendo fallito con l’inglese, proviamo direttamente col lettone: Elìzabeth Ièla?, chiedo ad un’anziana, convinto di aver pronunciato bene il nome della via dell'ostello. E invece un checazzohaidetto telepatico mi arriva tradotto in tempo reale attraverso un semplice sguardo inquisitore. Ripeto la domanda, ma la vecchia ribadisce il concetto appena espresso, rafforzandolo con un movimento di diniego della testa che non lascia dubbi interpretativi. In realtà, scopro qualche secondo dopo, bastava semplicemente associare due neuroni, operazione che riesce ad una vicina, e trovare la soluzione semplicemente spostando gli accenti sulle prime sillabe. Ahhh, élizabeth ìela! Ahhh, gràndissima crétina.
Riga, città meravigliosa. A confronto, Vilnius mi ricorda Perugia. Carina, sì, ma molto provinciale. Riga invece è di respiro internazionale. Il mio hotel, il Mosaic, si trova nell’area più facoltosa della città. I palazzi, elegantissimi e addobbati nel caratteristico stile Jutenland o Art nouveau, inducono al medesimo rispetto che si deve a capitali di ben altro retaggio.

Elizabetes Iela 10b
I parchi, curatissimi nei minimi dettagli, mitigano il contrasto tra il moderno e la splendida città vecchia, adagiata sulle sponde della Daugava. Patrimonio dell’Unesco meritatissimo.

Bastion Hill

Premio che a mio parere andrebbe assegnato, ancor prima che a Riga, alle sue donne, talmente belle da farmi ipotizzare di essere la vittima prescelta di una beffarda candid camera. Di tanto in tanto arrivano certe occhiate da far tremare le ginocchia.
Approcci, direte? Macché, non ho fatto molto per interagire, a parte sbavare come un lupo mannaro. Una tecnica che neanche a queste latitudini, a quanto ho avuto modo di sperimentare, è annoverata come arma di seduzione.
E poi si fa sera. O almeno così dovrebbe, stando all’ora. Ma il sole non vuole saperne di andare a dormire, resiste su in alto ben oltre le 22, costringendomi ad un tour de force imprevisto.
 Per rispetto della regola aurea secondo cui non si può andare a dormire quando è ancora giorno.


28 maggio - Riga
La mattina il sole splende che è una meraviglia, ergo…vai con le foto! Scendo di sotto, drogato di speranza, e ripercorro lo stesso itinerario del giorno prima, riproducendo copia esatta di quanto realizzato ieri. Solo, con il cielo blu sullo sfondo. Vuoi mettere?


                                                      
                                                                         I Tre Fratelli
Porta Svedese
Casa delle Teste Nere e San Pietro

Casa del Gatto
Torre delle Polveri

A metà mattinata considero che una terza serie di foto uguali potrebbe alla lunga infastidirmi. Devo peraltro pensare ancora ai souvenir da regalare. Ieri ho risolto per Arianna, con un romanticissimo cuore d’ambra. Claudio e Matteo dovranno aspettare il ritorno a Vilnius per veder realizzati i loro desideri. Qui a Riga devo portare a termine una missione. Il famigerato liquore locale denominato balsamo. E, passeggiando, trovo un negozio che vende solo questo. Perfetto. Peccato solo che il cialtrone all’interno, con la sua parlantina, riesca a convincermi a comprare due bottiglie da 200 ml ciascuna, sostenendo di poter passare i controlli all’aeroporto senza problemi. Cretino io a credergli.
Nonostante tutto, il suddetto cialtrone resta l’unico individuo con cui riesca a stabilire un contatto. Mentre mi accompagna verso la stazione dei treni, mi spiega di essere tornato a Riga dopo 10 anni trascorsi in Svezia e di non averla riconosciuta, tanto si era rinnovata. E che lui, nativo del 1982, e quindi  sovietico di nascita, non potrà mai perdonare ai russi di averlo privato sia della libertà che dell’identità nazionale. Poraccio.
Poi, il treno per il mare.
Jurmala letteralmente vuol dire spiaggia, perché questa è: un lembo di spiaggia adriatica catapultata a latitudini pre-artiche, un abbinamento che rimanda a quello dei cavoli a merenda. Che se solo penso che nel corso di un intero anno sarà frequentata sì e no per un paio di mesi scarsi, provo un moto di tenerezza nei confronti dei lettoni, al pensiero della vastità delle spiagge italiche e del loro utilizzo quantomeno semestrale.
Dopo una doverosa passeggiata lungo la suggestiva spiaggia, concludo l’escursione scendendo a riva per assaggiare il mare, tanto per sperimentarne dal vivo la bassa salinità. Slurp, sciapo che neanche il lago di Vico.

Jurmala

Al mio ritorno, prima ancora di tornare in hotel per una sosta ai box prima delle scorribande notturne, vado dritto dal balsamaro, facendomi convertire le bottiglie da 200 ml in tante bottigliette da 50ml ciascuna, tra lo stupore delle addette. Perché sul treno le ho lette le raccomandazioni della Ryan-Air sulla conservazione dei liquidi: bottiglie rigorosamente sotto i 100ml e sigillate in buste trasparenti. Detto fatto. Passo quindi al supermercato a fare incetta di bustine trasparenti, di quelle che si utilizzano per conservare gli alimenti, e mi libero la coscienza di un peso insostenibile. Che si ripresenterà in tutta la sua drammaticità una volta rientrato a Vilnius, quando scoprirò di aver acquistato i sacchetti per il gelo, di quelli da riempire con l’acqua per realizzare i cubetti di ghiaccio. Proprio così, del tutto inutilizzabili allo scopo che mi ero prefisso. Risolverò alla grande, rimpiazzandoli con la bustina esterna che conteneva la confezione delle bustine. Con l’autostima che raggiunge vette inaspettate.
Una volta in camera mi preparo per la grande serata. Avevo scritto concerto al Kalciema district? Cancellatelo, ho trovato di meglio: Latviabeerfest 2015, l’october fest dei paesi baltici, organizzata presso un parco all’aperto, a soli 10 minuti a piedi dall’hotel…
Entrata 2 euro, gli stand numerosissimi e pieni di cose da mangiare. Nel palco al centro si esibisce un gruppo rock lettone, con un cantante di tutto rispetto, dal ricco repertorio musicale. Monumentale la sua performance di Living on a prayer dei Bon Jovi.
Bevo 3 o 4 bicchieri, un euro e mezzo – due, ciascuno, dopo essermi fatto fuori un piatto di spiedini di pollo e patatine fritte. Trovo la mia belga preferita, la Golden Draak, e m’ingozzo della Medalus, addolcita col miele, prodotta in Lettonia.
Attendo fino alla fine della serata, muovendomi al ritmo della musica, appoggiato ad un albero, insieme a tanta gente sopraggiunta per l’evento. Esco di lì che sono le 11 passate, il cielo è ancora chiaro.
Non so se ci rivedremo ancora, Riga, ma di certo rimarrai sempre nel mio cuore.



29 maggio - Vilnius
La mattina successiva torno a Vilnius, dove faccio il mio ingresso trionfale, sicuro di me. Sono uno del luogo, ormai, posso perfino permettermi di dare indicazioni agli anziani sul bus. Tra l’altro all’andata ho individuato il nuovo hotel, e quindi procedo a passo spedito verso quello che, dei 3, si rivelerà il peggiore a livello di  rapporto qualità prezzo.
Secondo voi cosa farò ora? Vi do un indizio: c’è il sole. Esatto! Stesso giro del primo giorno ma con nuove foto più limpide e nitide. E andiamo! Inoltre, trovo pure il tempo per visitare il complesso monumentale dell’università, che all’andata avevo trovato chiuso, la cui pietra costituente rimanda a quella giallo-rosa salentina, ma soprattutto riesco a concludere i due affari ancora mancanti: il dado d’ambra destinato a Claudio e la maglietta verde con sopra un cestista lituano per la gioia(?) di Matteo..
Il tempo di bissare la cena al Forte Dvaros, sperimentando la famigerata zuppa fucsia dal nome simile a saltimbocca, e i tortelloni emiliano-baltici dal sapore tutto sommato gradevole.

Saltibarsciai

In hotel: mi fregano i soldi in anticipo, nonostante le rassicurazioni di booking.com circa l’esatto contrario, il wi-fi fa cagare, il letto è cigolante e il motore di nonsocosa si attiva ogni 10 minuti esattamente fuori della camera. Notte da dimenticare.

30 maggio - Roma
Volo tranquillo, premiato con sorvolo emozionante su Roma: un tour completo di 2 minuti a costo zero della capitale più scenografica del pianeta.
Una volta a casa, al pensiero di quanto ho fatto, convengo di meritare un lungo applauso a scena aperta. Ce l’ho fatta, a dispetto dei mille dubbi della vigilia. E muoio dalla voglia di raccontare la mia esperienza a tutti, per esternare quelle emozioni che per adesso ho potuto giocoforza condividere solo con me stesso.
E individuo nel mio vicino di casa il target ideale con cui cominciare.

Ma davvero sei stato in Lituania e Lettonia? Ma se non sei abbronzato per niente!