Un riassunto
buttato giù su excel che raccoglieva orari, costi, indicazioni logistiche e generici consigli di
viaggio. Riguardandolo ora devo ammettere di aver rispettato a grandi linee i
punti in elenco, con qualche eccezione più o meno volontaria. Ovviamente, e per
fortuna, altrimenti che gusto c’era?
26 | Parcheggio Via Luigi Bandini | |
Aereo 6:55-10:45 (autobus 1,2 fino al bus station) | 90 € | |
Hotel Downtown Market Guesthouse (Pylimo g. 57) | 30 € | |
Castello di Trakai (ore 10-19) Departure platforms: 6,7,8 (suburban buses), 28 and 29. Orari:12:35-13:10(29),12:50-13:35(6),13:10-14:15(7),13:10-13:40(29),13:30-13:55(29). Ritorno:16:57-17:30,17:15-18:00,17:35-18:05,17:45-18:50 | 5.21 € | |
Ristorante Forto Dvaras, Pilies str. 16 (Cepelinai, kibinai varske(panzerotti), šaltibarščiai(zuppa fucsia) | ||
Cili Kaimas, Gedimino Pr. 14 | ||
27 | Bus Ecolines 9:30-13:55 | 30 € |
Centraltirgus(bus 11, Trolleybus 3) - Elizabetes Iela | ||
Mosaic Hotel, Elizabetes Iela 31A | 50 € | |
28 | Concerto Kalncienaiela (Trolleybus 5-12-25, Elizabetes Iela-Melnsila iela) ore 19-23 | |
Lido Alus Seta, Tirgonu Street 6 (Rigas Melnais balzams, Birre Aldaris,Medalus) | ||
Lido Vermanitis, Elizabetes Iela 65 (kimenu siers, jani (formaggi), buljons(ravioli di carne),klingeris(biscotti) debessmanna(dolce)) | ||
Mercato (Centraltirgus) | ||
29 | Bus Ecolines 11:00-15:05 | |
Hotel City Gate, Bazilijony g.3 | 45 € | |
Vyno Dienos | ||
Amber museum | ||
30 | Aereo 11:10-13:00 |
26 maggio - Vilnius
Ore 3:30 del
mattino: sveglia. No, non quella del cellulare (una cosa è essere previdente,
un’altra matto!). Quella biologica piuttosto. Dettata da un mix di sensazioni
negative, cha spaziano dal timore che la suddetta sveglia non suoni, alla
preoccupazione di viaggiare in solitaria, prima volta nella mia vita, e quindi di
non essere all’altezza della situazione. Dalla consapevolezza di abbandonare i
bambini (tra l’altro Claudio è pure febbricitante), e di lasciarli orfani in
caso di schianto dell’aereo (il disastro della Germanwings è ancora fresco
nella mente, e di sicuro essere andato a letto dopo aver visto una puntata di Lost non aiuta). Il tutto, infine, riassumibile con la percezione di essere in
procinto di fare una cazzata di cui non si sentiva assolutamente la necessità.
Ma col senno
del poi i timori della vigilia vengono meno. Beh, altrimenti non starei qui a
riportare i fatti vissuti, non vi pare?
Il viaggio è tranquillo, nonostante all’arrivo il tempo faccia schifo, anche se,
contrariamente alle previsioni, almeno non piove. Cinque minuti prima
dell’atterraggio, da registrare lo splendido sorvolo sui 6 laghi che circondano la ex capitale
della Lituania, Trakai, che ho intenzione di visitare non appena mi sarò
sistemato in hotel.
Prendo l’autobus 3, chiedendo
all’autista if it goes to the station. Fa sì con la testa.
Sì un cazzo.
Venti minuti
dopo, insospettito dai tempi di percorrenza dei 7 km che separano l’aeroporto
dalla stazione, mi faccio coraggio e ripeto la domanda ai passeggeri, che sfiga
vuole siano tutti ultrasettantenni e quindi privi delle conoscenze basilari della
lingua inglese. Tutti, tranne uno. Che scuote la testa come a dire
mandostaiannà e mi fa segno di scendere e prendere un autobus in senso
opposto.
Qui per
fortuna due giovani ed avvenenti ragazze, in un inglese pressoché perfetto
(sfido qualunque loro coetaneo italiano a fare di meglio), mi indirizzano verso
il giusto autobus che finalmente, dopo una lunga attesa, durante la quale ho comunque
modo di visionare i prezzi di benzina e diesel che da noi manco negli anni 80
ce li sognavamo, mi porta a sta benedetta Stotis (stazione centrale, di treni e
bus).
La pensione è
un po’ sgangherata, la porta d’ingresso si apre solo in concomitanza con un
particolare allineamento delle due ante e comunque non prima di aver tirato giù un paio di bestemmie, il bagno puzza come se sotto il pavimento sia stato sepolto un
cadavere in putrefazione (opzione che dopo aver fatto la conoscenza del
proprietario resta tuttora la più plausibile) ma per 30 euro va più che bene.
Mollo i
bagagli e torno alla Stotis, imboccando il bus per Trakai, puntuale come da
programma alla pensilina n.29.
Una volta giunto a destinazione percorro due km a piedi
attraverso una splendida cittadina fantasma costituita da case di legno
colorate, che ricordano quelle adagiate lungo il fiordo di Oslo nella penisola di Bigdoy, in un silenzio surreale, fino ad arrivare al tanto famigerato
castello. Scenografico, non c’è che dire, ed è quella la sua vera forza, così come
lo è per il più famoso Neuschweinstein tedesco. Perché gli interni sono da dimenticare.
Mi sforzo di dare un senso ai 5 euro spesi per l’ingresso, ma poi desisto e
vado alla ricerca della foto perfetta da tramandare ai posteri.
Raggiungo una
postazione invidiabile che neppure i giapponesi, sopraggiunti a frotte,
nonostante la loro millenaria esperienza, hanno saputo individuare, ed aspetto
con pazienza. Cosa? Ma il sole, naturalmente. Mezz’ora circa, ventisette foto,
3 selfie. Considerando che sono praticamente tutte uguali, non è facile
ipotizzare che alla fine della scrematura ne resterà una sola. O poche di più.
Beh, cosa c’è
di meglio, ora, che inaugurare il viaggio in Lituania con un bel Magnum alle
mandorle tipico del posto?
Castello di Trakai |
Ritorno. Una
persona normale si prenderebbe una pausa. Non io. Passo in albergo, il tempo di
collegarmi al wifi (che da queste parti, vivaddio, è reperibile anche sulla
tazza del cesso) chiedere a Barbara se i bambini sono rientrati sani e salvi, (ricevendo
come risposta un enigmatico è ancora presto, che troverà una spiegazione solo
dopo un quarto d’ora, al ricordo del differente fuso orario), e poi via, mi
fiondo fuori, alla scoperta di Vilnius!
Rinvigorito
dall’arrivo del sole, faccio il mio ingresso trionfale attraverso la porta
dell’Aurora, omettendo da buon eretico di fare il segno della croce come gli
altri, e poi percorro la via che secondo la mappa dovrebbe condurre alla
cattedrale. Dopo neanche mezzo chilometro stabilisco che il rapporto chiese per
numero di abitanti debba aggirarsi intorno all’1 a 4, sebbene neanche tutte
insieme basterebbero a farne una degna di questo nome. Tutt’attorno una distesa
infinita di negozi di ambra (1 ogni 2 abitanti). Alla fine, come da programma,
sfocio nella scenografica piazza del duomo e lì mi prendo una pausa.
Chiesa di Sant'Anna e Monastero di San Berdardino |
Piazza del Duomo |
Perché comincio ad essere stanco, ma stanco davvero. Ma è proprio allora che, alzando gli occhi alle spalle della cattedrale, decido di morire a Vilnius. Perché c’è la fortezza di Gediminas là dietro, in cima ad una collina irta e piena di ostacoli, le mattonelle del sentiero comode come solo quelle dell’Appia antica sanno essere. Arrivo in cima sbavando e sofferente per una storta inevitabile al piede destro che condizionerà il resto del viaggio. E adesso? E che non li paghi i 2 euro per salire sulla torre? Detto fatto. Centosessanta scalini e finalmente esco all’aperto, a godere del bel panorama della città.
Fortezza di Gedimias |
Ora può bastare Ale, vero? Ma i miei sensi di ragno sono in allerta. Mi giro, e proprio dietro di me, ad un’altezza ancora superiore, si ergono le tre croci di Vilnius, simbolo di nonmiricordopiùcosa, ma tanto basta a risvegliare in me il desiderio di ridiscendere a valle, attraversare il fiume, e quindi risalire i
Zeppelin
tradizionali, gnocconi di mezzo chilo ciascuno, ripieni di carne e serviti con
la panna acida + salame al cioccolato + mezzo litro di birra: 8 euro e qualche
barra di energia in più nel corpo. Sufficienti comunque a coprire la distanza
che mi separa dall’albergo, dove ho appena il tempo di spogliarmi, e poi
svenire, mentre la luce del sole va svanendo, ore 22 della sera,,,
Zeppelin |
27 maggio - Riga
Alle 4 del
mattino è già giorno. Il tempo è brutto, piove con insistenza. Poco male, tanto
devo affrontare il lungo viaggio per Riga. Dopo una rapida colazione al Mc Donald della stazione, raggiungo il punto di partenza del bus Ecolines.
Ficata
pazzesca, dotato di tutti i confort: dal distributore di bevande calde
(gratuito) alla toilette, per finire con l’innovativo tablet incorporato nel
seggiolino di fronte, che include una serie di giochi contro il computer,
consente il collegamento ad internet, e permette di ascoltare ore e ore di
musica internazionale (tra cui Gelato al cioccolato di Pupo…) e soprattutto di
vedere film. Se penso che tutto queste comodità lungo un tratto di strada
che copre 700 km
lo pago 30 euro A/R e lo rapporto coi 25 che la scuola ha chiesto a bambino per
andare in gita a Fregene, beh…mi viene da pensare che da qualche parte ci sia
qualcosa che non torna. Quanto ai film, sono in lingua originale e quindi poco
comprensibili. Ma d’altra parte non mi risulta che Robocop abbia mai vinto
l’oscar per i contenuti.
Il tempo di
leggere qualche notizia sulla rocambolesca storia di Lettonia e Lituania dalle
origini ai giorni nostri per scoprire che a confronto Beautiful ha una trama
poco articolata, e sono arrivato.
Lo schema
indica che il 3 è il mezzo che mi serve per giungere a destinazione. Solo,
osservando il cartello corrispondente, la
meta che avevo segnato non solo non è presente, ma gli orari sono talmente radi
che, anche se lo fosse stato, sarei giunto a destinazione in serata!
Mi guardo
attorno in cerca di aiuto. Vecchio, vecchia, vecchio, vecchia, vecchio…Ragazza!
Salvami tu, ti prego. E lei obbedisce.
Avverto
qualcosa di intimo quando i suoi capelli biondi si posano sulla piantina. E’
carina e apparentemente disponibile al dialogo, non ricorre alla facile ironia
quando mi fa notare che il 3 che vado cercando non può viaggiare sulle rotaie come
i tram di quella fermata ma, in quanto trolley bus, necessita di una rete
elettrica sovrastante, presente a qualche centinaio di metri più avanti.
Figura di
merda archiviata, non tento alcun approccio. Non foss’altro perché il libro che
ha tra le mani è lo stesso su cui avevo studiato io tanto tempo prima, per
preparare l’esame della patente…
Ad ogni modo,
come un bizzaro deja-vu, finisco anche stavolta per andare lungo. E, per una
tragica coincidenza, anche stavolta incrocio solo ottuagenari sull’autobus. Come uscirne
fuori? Beh, avendo fallito con l’inglese, proviamo direttamente col lettone: Elìzabeth Ièla?, chiedo ad un’anziana, convinto di aver pronunciato bene il nome della via dell'ostello. E invece un checazzohaidetto
telepatico mi arriva tradotto in tempo reale attraverso un semplice sguardo
inquisitore. Ripeto la domanda, ma la vecchia ribadisce il concetto appena
espresso, rafforzandolo con un movimento di diniego della testa che non lascia
dubbi interpretativi. In realtà, scopro qualche secondo dopo, bastava semplicemente
associare due neuroni, operazione che riesce ad una vicina, e trovare la
soluzione semplicemente spostando gli accenti sulle prime sillabe. Ahhh,
élizabeth ìela! Ahhh, gràndissima crétina.
Riga, città
meravigliosa. A confronto, Vilnius mi ricorda Perugia. Carina, sì, ma molto
provinciale. Riga invece è di respiro internazionale. Il mio hotel, il Mosaic,
si trova nell’area più facoltosa della città. I palazzi, elegantissimi e
addobbati nel caratteristico stile Jutenland o Art nouveau, inducono al medesimo
rispetto che si deve a capitali di ben altro retaggio.
I parchi, curatissimi
nei minimi dettagli, mitigano il contrasto tra il moderno e la splendida città
vecchia, adagiata sulle sponde della Daugava. Patrimonio dell’Unesco
meritatissimo.
Elizabetes Iela 10b |
Bastion Hill |
Premio che a
mio parere andrebbe assegnato, ancor prima che a Riga, alle sue donne, talmente
belle da farmi ipotizzare di essere la vittima prescelta di una beffarda candid
camera. Di tanto in tanto arrivano certe occhiate da far tremare le ginocchia.
Approcci,
direte? Macché, non ho fatto molto per interagire, a parte sbavare come un lupo
mannaro. Una tecnica che neanche a queste latitudini, a quanto ho avuto modo di
sperimentare, è annoverata come arma di seduzione.
E poi si fa
sera. O almeno così dovrebbe, stando all’ora. Ma il sole non vuole saperne di
andare a dormire, resiste su in alto ben oltre le 22, costringendomi ad un tour
de force imprevisto.
Per rispetto della regola aurea secondo cui
non si può andare a dormire quando è ancora giorno.
28 maggio - Riga
La mattina il sole
splende che è una meraviglia, ergo…vai con le foto! Scendo di sotto, drogato di
speranza, e ripercorro lo stesso itinerario del giorno prima, riproducendo copia
esatta di quanto realizzato ieri. Solo, con il cielo blu sullo sfondo. Vuoi mettere?
|
Porta Svedese |
Casa delle Teste Nere e San Pietro |
Casa del Gatto |
Torre delle Polveri |
A metà
mattinata considero che una terza serie di foto uguali potrebbe alla lunga
infastidirmi. Devo peraltro pensare ancora ai souvenir da regalare. Ieri ho
risolto per Arianna, con un romanticissimo cuore d’ambra. Claudio e Matteo
dovranno aspettare il ritorno a Vilnius per veder realizzati i loro desideri.
Qui a Riga devo portare a termine una missione. Il famigerato liquore locale denominato balsamo. E, passeggiando, trovo
un negozio che vende solo questo. Perfetto. Peccato solo che il cialtrone
all’interno, con la sua parlantina, riesca a convincermi a comprare due
bottiglie da 200 ml ciascuna, sostenendo di poter passare i controlli
all’aeroporto senza problemi. Cretino io a credergli.
Nonostante
tutto, il suddetto cialtrone resta l’unico individuo con cui riesca a stabilire
un contatto. Mentre mi accompagna verso la stazione dei treni, mi spiega di essere
tornato a Riga dopo 10 anni trascorsi in Svezia e di non averla riconosciuta, tanto
si era rinnovata. E che lui, nativo del 1982, e quindi sovietico di nascita, non potrà mai perdonare
ai russi di averlo privato sia della libertà che dell’identità nazionale. Poraccio.
Poi, il treno
per il mare.
Jurmala letteralmente
vuol dire spiaggia, perché questa è: un lembo di spiaggia adriatica catapultata
a latitudini pre-artiche, un abbinamento che rimanda a quello dei cavoli a
merenda. Che se solo penso che nel corso di un intero anno sarà frequentata sì
e no per un paio di mesi scarsi, provo un moto di tenerezza nei confronti dei
lettoni, al pensiero della vastità delle spiagge italiche e del loro utilizzo quantomeno
semestrale.
Dopo una
doverosa passeggiata lungo la suggestiva spiaggia, concludo l’escursione
scendendo a riva per assaggiare il mare, tanto per sperimentarne dal vivo la
bassa salinità. Slurp, sciapo che neanche il lago di Vico.
Jurmala |
Al mio
ritorno, prima ancora di tornare in hotel per una sosta ai box prima delle
scorribande notturne, vado dritto dal balsamaro, facendomi convertire le
bottiglie da 200 ml in tante bottigliette da 50ml ciascuna, tra lo stupore
delle addette. Perché sul treno le ho lette le raccomandazioni della Ryan-Air sulla
conservazione dei liquidi: bottiglie rigorosamente sotto i 100ml e sigillate in
buste trasparenti. Detto fatto. Passo quindi al supermercato a fare incetta di
bustine trasparenti, di quelle che si utilizzano per conservare gli alimenti, e
mi libero la coscienza di un peso insostenibile. Che si ripresenterà in tutta
la sua drammaticità una volta rientrato a Vilnius, quando scoprirò di aver
acquistato i sacchetti per il gelo, di quelli da riempire con l’acqua per
realizzare i cubetti di ghiaccio. Proprio così, del tutto inutilizzabili allo
scopo che mi ero prefisso. Risolverò alla grande, rimpiazzandoli con la bustina
esterna che conteneva la confezione delle bustine. Con l’autostima che raggiunge
vette inaspettate.
Una volta in
camera mi preparo per la grande serata. Avevo scritto concerto al Kalciema
district? Cancellatelo, ho trovato di meglio: Latviabeerfest 2015, l’october
fest dei paesi baltici, organizzata presso un parco all’aperto, a soli 10
minuti a piedi dall’hotel…
Entrata 2
euro, gli stand numerosissimi e pieni di cose da mangiare. Nel palco al centro
si esibisce un gruppo rock lettone, con un cantante di tutto rispetto, dal
ricco repertorio musicale. Monumentale la sua performance di Living on a prayer
dei Bon Jovi.
Bevo 3 o 4
bicchieri, un euro e mezzo – due, ciascuno, dopo essermi fatto fuori un piatto
di spiedini di pollo e patatine fritte. Trovo la mia belga preferita, la Golden Draak , e m’ingozzo della
Medalus, addolcita col miele, prodotta in Lettonia.
Attendo fino
alla fine della serata, muovendomi al ritmo della musica, appoggiato ad un
albero, insieme a tanta gente sopraggiunta per l’evento. Esco di lì che sono le
11 passate, il cielo è ancora chiaro.
29 maggio - Vilnius
La mattina
successiva torno a Vilnius, dove faccio il mio ingresso trionfale, sicuro di
me. Sono uno del luogo, ormai, posso perfino permettermi di dare indicazioni
agli anziani sul bus. Tra l’altro all’andata ho individuato il nuovo hotel, e
quindi procedo a passo spedito verso quello che, dei 3, si rivelerà il peggiore
a livello di rapporto qualità prezzo.
Secondo voi
cosa farò ora? Vi do un indizio: c’è il sole. Esatto! Stesso giro del primo
giorno ma con nuove foto più limpide e nitide. E andiamo! Inoltre, trovo pure
il tempo per visitare il complesso monumentale dell’università, che all’andata
avevo trovato chiuso, la cui pietra costituente rimanda a quella giallo-rosa
salentina, ma soprattutto riesco a concludere i due affari ancora mancanti: il
dado d’ambra destinato a Claudio e la maglietta verde con sopra un cestista
lituano per la gioia(?) di Matteo..
Il tempo di
bissare la cena al Forte Dvaros, sperimentando la famigerata zuppa fucsia dal nome
simile a saltimbocca, e i tortelloni emiliano-baltici
dal sapore tutto sommato gradevole.
Saltibarsciai |
In hotel: mi
fregano i soldi in anticipo, nonostante le rassicurazioni di booking.com circa
l’esatto contrario, il wi-fi fa cagare, il letto è cigolante e il motore di
nonsocosa si attiva ogni 10 minuti esattamente fuori della camera. Notte da
dimenticare.
30 maggio - Roma
Volo
tranquillo, premiato con sorvolo emozionante su Roma: un tour completo di
2 minuti a costo zero della capitale più scenografica del pianeta.
Una volta a
casa, al pensiero di quanto ho fatto, convengo di meritare un lungo applauso a
scena aperta. Ce l’ho fatta, a dispetto dei mille dubbi della vigilia. E muoio
dalla voglia di raccontare la mia esperienza a tutti, per esternare quelle
emozioni che per adesso ho potuto giocoforza condividere solo con me stesso.
E individuo
nel mio vicino di casa il target ideale con cui cominciare.
Ma davvero sei stato in Lituania
e Lettonia? Ma se non sei abbronzato per niente!